Riforma dei beni culturali: crescita economica attraverso l’arte?
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Dopo anni di tagli alla “Cultura”, con nostra grande soddisfazione, s’iniziano a intravedere dei segni positivi nella gestione del patrimonio culturale italiano, grazie anche a una maggiore spinta sia nel reperimento di risorse per la tutela dei progetti culturali sia verso una modernizzazione a livello educativo. Nel corso del 2015, infatti, i beni culturali e, in particolare, il sistema museale italiano hanno subito vari cambiamenti. Sono tante le novità introdotte dalla riforma Franceschini, tra cui l’Art-Bonus, con cui viene resa permanente l’agevolazione fiscale del 65% per le erogazioni liberali a sostegno della cultura, svariati milioni di Euro in più stanziati ogni anno per i Musei per le spese di funzionamento e per i servizi per il pubblico, o il recente decreto ministeriale per la concessione in uso a privati no profit di beni immobili del demanio culturale dello Stato non aperti alla fruizione pubblica o non adeguatamente valorizzati. Solo per citare alcune iniziative.
E’ inoltre notizia di questo mese la nomina di 20 nuovi Direttori per la gestione dei musei pubblici più importanti d’Italia, con lo scopo di colmare una delle principali lacune del settore pubblico dei beni culturali, ovvero la mancanza di un sistema di direzione strategica manageriale dei vari aspetti, di natura economica, finanziaria, organizzativa e di marketing, che devono essere considerati da chi dirige un museo o organizza un evento socio-culturale.
Sentendoci direttamente coinvolti, in quanto da 50 anni ci occupiamo di allestimenti museali, avendo contribuito ad allestire decine di musei in Italia e nel mondo, auspichiamo davvero che questa sia la direzione in cui stanno andando i nostri legislatori, non solo per creare risorse per l’industria museale italiana, ma soprattutto per tracciare linee strategiche che possano guidare la ripresa del comparto. Il nostro patrimonio artistico è qualcosa di unico al mondo che deve essere trasformato in un’opportunità di crescita economica, per ora sfruttata solo in parte. Basti pensare che la Gran Bretagna, Paese molto più avanzato nelle tecniche di marketing rispetto a noi, ha saputo far fruttare la sua industria dello showbiz musicale, editoriale, cinematografico e teatrale al punto da generare un giro di affari di circa 85 miliardi di euro. Alla luce di questa cifra, i 78,6 miliardi generati in Italia nel 2014 dalle “filiere culturali” ci danno un’idea di quanto ancora può, e deve, essere fatto.
Tosetto continuerà a lavorare a fianco di Direzioni museali e progettisti affinché il nostro patrimonio artistico possa essere gestito in modo “moderno”, perché il consumatore, sempre di più, ha bisogno di essere coinvolto con allestimenti emozionali, storytelling convincente e nuovi strumenti multimediali, ricordandoci che solo quello che si comprende nel profondo può essere veramente amato e che quindi anche l’arte, per essere amata, ha bisogno di raggiungere, grazie a strumenti di marketing evoluti, il cuore dei consumatori.
In attesa del Salone del Mobile di Milano che avrà luogo dal 9 al 14 aprile, vero palcoscenico per le nuove idee di interior design e arredamento che faranno tendenza nel 2019, si possono già individuare alcune novità interessanti.
Il contract, ovvero la realizzazione di grandiprogetti “chiavi in mano” che prevedono la fornitura di prodotti e servizi progettati su misura a un committente, è un ambito complesso che richiede esperienza, capacità gestionale e particolari certificazioni.
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Riforma dei beni culturali: crescita economica attraverso l’arte?
Dopo anni di tagli alla “Cultura”, con nostra grande soddisfazione, s’iniziano a intravedere dei segni positivi nella gestione del patrimonio culturale italiano, grazie anche a una maggiore spinta sia nel reperimento di risorse per la tutela dei progetti culturali sia verso una modernizzazione a livello educativo. Nel corso del 2015, infatti, i beni culturali e, in particolare, il sistema museale italiano hanno subito vari cambiamenti. Sono tante le novità introdotte dalla riforma Franceschini, tra cui l’Art-Bonus, con cui viene resa permanente l’agevolazione fiscale del 65% per le erogazioni liberali a sostegno della cultura, svariati milioni di Euro in più stanziati ogni anno per i Musei per le spese di funzionamento e per i servizi per il pubblico, o il recente decreto ministeriale per la concessione in uso a privati no profit di beni immobili del demanio culturale dello Stato non aperti alla fruizione pubblica o non adeguatamente valorizzati. Solo per citare alcune iniziative.
E’ inoltre notizia di questo mese la nomina di 20 nuovi Direttori per la gestione dei musei pubblici più importanti d’Italia, con lo scopo di colmare una delle principali lacune del settore pubblico dei beni culturali, ovvero la mancanza di un sistema di direzione strategica manageriale dei vari aspetti, di natura economica, finanziaria, organizzativa e di marketing, che devono essere considerati da chi dirige un museo o organizza un evento socio-culturale.
Sentendoci direttamente coinvolti, in quanto da 50 anni ci occupiamo di allestimenti museali, avendo contribuito ad allestire decine di musei in Italia e nel mondo, auspichiamo davvero che questa sia la direzione in cui stanno andando i nostri legislatori, non solo per creare risorse per l’industria museale italiana, ma soprattutto per tracciare linee strategiche che possano guidare la ripresa del comparto. Il nostro patrimonio artistico è qualcosa di unico al mondo che deve essere trasformato in un’opportunità di crescita economica, per ora sfruttata solo in parte. Basti pensare che la Gran Bretagna, Paese molto più avanzato nelle tecniche di marketing rispetto a noi, ha saputo far fruttare la sua industria dello showbiz musicale, editoriale, cinematografico e teatrale al punto da generare un giro di affari di circa 85 miliardi di euro. Alla luce di questa cifra, i 78,6 miliardi generati in Italia nel 2014 dalle “filiere culturali” ci danno un’idea di quanto ancora può, e deve, essere fatto.
Tosetto continuerà a lavorare a fianco di Direzioni museali e progettisti affinché il nostro patrimonio artistico possa essere gestito in modo “moderno”, perché il consumatore, sempre di più, ha bisogno di essere coinvolto con allestimenti emozionali, storytelling convincente e nuovi strumenti multimediali, ricordandoci che solo quello che si comprende nel profondo può essere veramente amato e che quindi anche l’arte, per essere amata, ha bisogno di raggiungere, grazie a strumenti di marketing evoluti, il cuore dei consumatori.
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